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Immagine del redattoreCauterio

IL NEMICO

Stiamo vivendo giorni decisamente complicati, al limite del surreale. Le immagini spettrali di città vuote senza vita ci trasmettono la stessa sensazione di solitudine che provano i neuroni nel cervello di Luca Zaia.

Attualmente la situazione indica che ci sono due specie che si stanno contendendo il dominio del pianeta. Di queste, l’una si trova sulla terra da più di tre miliardi di anni, è invisibile, veloce, determinata, altamente specializzata ma al contempo estremamente adattabile, non è caratterizzata da alcuna forma di ragionamento o sensibilità ed il suo unico scopo è un istinto ancestrale antico quanto l’universo: riprodursi. E non si fermerà. L’altra, siamo noi. Noi che come specie ci muoviamo su questa palla di fango da meno di trecentomila anni e annoveriamo tra i nostri risultati evolutivi soggetti come Matteo Salvini, la religione, Donald Trump, i terrapiattisti, Nicola Zingaretti*, la musica trap, e molti altri abomini. A metterla su un confronto evolutivo non avremmo speranza. Ciò che noi, giustamente, con visione antropocentrica definiamo pandemia, per “colui” che sta dall’altra parte è un tentativo di colonizzazione scaturito, lo ripetiamo, da una necessità unica e fondamentale: riprodursi. E non si fermerà. Ma la natura, che sa essere bastarda ma anche magnanima, nella sua lungimiranza ha concesso a molti di noi un intelletto (o perlomeno una parvenza).Questa capacità di elucubrazione che spesso nella storia dell’umanità ha portato più danni che benefici ora è l’unica risorsa che ci separa dalla prospettiva di un tracollo planetario senza precedenti. E a buttare uno sguardo sul nostro passato comprendiamo come la cosa non sia per nulla rassicurante. Dobbiamo comprendere ora, subito, che siamo di fronte ad un tentativo di invasione ed il fatto che si tratti di una specie profondamente diversa dalla nostra non fa alcuna differenza. E se è un’invasione (e lo è) allora significa che oggi tutti noi, che lo vogliamo o no, ci troviamo nel bel mezzo di una guerra. Dobbiamo comprendere ed imparare. Dobbiamo imparare a conoscere il nemico e a rispettarlo perché se lo sottovalutiamo si diffonderà, ci userà e ci sfrutterà per i suoi scopi (e non è una digressione sul capitalismo). Dal nostro nemico dobbiamo apprendere le tattiche di combattimento, e non ci riferiamo al parassitare altri organismi (specialità in cui siamo anche noi ben evoluti) ma nel essere coesi nel perseguire un medesimo scopo che nel nostro caso è: respingerlo. Dobbiamo comprendere che le nostre armi sono il mantenere le distanze, l’igiene e il rispetto di tutte le regole per evitare il contagio. Dobbiamo capire che l’arma principale del nostro nemico non è la letalità ma la viralità e non è un fashion blogger. Al momento le persone senza particolari complicazioni guariscono ma il rischio è che se prendesse il sopravvento e si superasse una certa soglia di soggetti infetti, il contatto prolungato con persone malate debiliterebbe anche gli individui più resistenti perché non guarirebbero più. Dobbiamo imparare ad attingere alla nostra memoria ancestrale e risvegliare un istinto di sopravvivenza anestetizzato dalla convinzione scellerata di essere in cima alla catena alimentare. Dobbiamo resistere come fecero le nostre donne e i nostri uomini ottant’anni fa. Con la differenza che alla fine non potremmo toglierci la soddisfazione di appenderlo per i piedi. Se saremo uniti nei nostri intenti ne usciremo, diversamente il rischio è di finire nel caos.


E quando tutto sarà finito, forse impareremo (forse) che non siamo superiori a qualsiasi altra forma di vita presente nell’universo, sopratutto alcuni di noi; che non siamo esenti dalle regole della natura; che vivere in armonia e nel rispetto dei nostri simili e di tutto ciò che ci circonda non è una banale filosofia newage ma l’unica via per sopravvivere; che andare a rompere i coglioni in giro per il mondo, invadere, violentare, distruggere ecosistemi senza alcuna remora può facilmente metterci faccia a faccia con esseri viventi che non conosciamo e, altrettanto facilmente, trasformarci da presuntuosi e feroci predatori a spaventate prede inermi o, detto usando una metafora, trovare qualcuno o qualcosa che ci rompa il culo.

E comunque poteva andare peggio, potevamo essere inglesi.

*Sulla reale appartenenza di Nicola Zingaretti al genere umano esistono al momento diverse teorie alcune delle quali lo porrebbero in realtà nella famiglia degli invertebrati.

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